La consapevolezza tecnica al servizio della comprensione e del contrasto del fenomeno cyberbullismo

Il fenomeno del cyberbullismo è in grande crescita semplicemente perché i nativi digitali, in quanto tali, sono sempre più assorbiti e coinvolti dagli strumenti di comunicazione digitale smartphone in primis.
Lo smartphone – o “telefonino cellulare” come veniva definito all’inizio della sua apparizione nella nostra quotidianità – è uno strumento molto potente che può essere utile e divertente per migliorare la nostra capacità di informarsi e relazionare con gli altri ma al tempo stesso anche ferire le persone con le quali ci relazioniamo.
Essendo uno strumento potente non andrebbe consegnato troppo presto ai nostri pargoli (forse diamo le chiavi dell’automobile ai nostri figli prima dei 18 anni e della scuola guida e forse non lo facciamo solo perché esiste una legge a riguardo?) ed in ogni caso non prima di aver insegnato loro alcune accortezze per un uso consapevole.
Se è vero che lo smartphone e più in generale il digitale è un mezzo potente vuol dire che possiamo facilmente arrecare danno spesso e volentieri solo per mancanza di consapevolezza: questo post cercherà di individuare i tratti anche tecnici più significativi in termini di presa di coscienza e quindi di consapevolezza tecnica del mezzo digitale comunicativo al fine di evitare incidenti anche involontari durante il suo utilizzo con particolare riguardo a bambini ed adolescenti.

Filtri

Sono opzioni di accesso e fruizione dell’informazione che possono essere utili sia a genitori per limitare le possibilità di intercettazione di informazione impropria sia per i ragazzi che possono utilizzare la navigazione Web in maniera più protetta.
Un paio di esempi concreti…
!Parental Control: sono tanti i servizi cosiddetti di !Parental Control che possono limitare l’accesso e la fruizione del digitale a bimbi piccoli, sono così tanti che merita imparare il termine !Parental Control per associarlo magari a router per la fornitura di connessione internet in casa oppure all’utilizzo di specifici dispositivi digitali o software come smartphone o tablet. Sempre rimanendo in tenera età è possibile configurare dei servizi in maniera moderata come ad esempio quando si fanno le ricerche su Google attivando il cosiddetto !Safe Search per evitare risultati ri ricerca impropri; stessa cosa su Facebook decidendo quale può essere il livello di condivisione dei dati e dei testi che produciamo e diffondiamo a livello social nelle impostazioni del nostro account…

safe-searchprivacy-facebook

Linguaggi

E’ assolutamente importante provare a parlare la stessa lingua dei nostri ragazzi ed allora quando si legge od intravede a schermo o quando si sente ragionare il pargolo con termini astrusi oltre a proporgli delle alternative di termini più vicini all’italiano corretto può risultare strategico capire cosa sta esprimendo-raccontando sia perché può essere un’espressione di disagio proprio od altrui sia perché così si acquisisce autorevolezza in materia e si ottiene quindi maggiore propensione a condividere confidenze con chi in fondo ha dimostrato di capirci ed allora ecco alcuni esempi di slang cybernetico tratti da mondodigitale.org…

 

  • FAKE – Falsa identità assunta su Internet (ad esempio su siti di social network). A volte il termine fake viene utilizzato per segnalare una notizia falsa.
  • ASKARE – Descrive una pratica molto diffusa negli adolescenti iscritti al social network Ask.fm, ovvero quello di postare una domanda personale, quasi sempre in forma anonima, sulla bacheca di uno degli utenti registrati. Questo meccanismo può facilitare atteggiamenti aggressivi o di vero e proprio cyberbullismo.
  • BANNARE – L’atto che l’amministratore di un sito o di un servizio on-line (chat, social network, gruppo di discussione…) effettua per vietare l’accesso a un certo utente. In genere si viene bannati/cancellati quando non si rispettano le regole di comportamento definite all’interno del sito.
  • POKARE – È l’equivalente digitale di uno squillo telefonico fatto a un amico per attirarne l’attenzione. In origine, su Facebook, con un “poke” (cenno di richiamo) si chiedeva a uno sconosciuto il permesso di accedere temporaneamente al suo profilo per decidere se inserirlo nella propria rete di amici.
  • SEXTING – Consiste nell’invio di messaggi provocanti o sessualmente espliciti (eventualmente con foto o video). Il termine sexting deriva dall’unione di due parole inglesi: sex (sesso) e texting (inviare messaggi testuali). Lo scambio di messaggi a contenuto erotico direttamente tramite cellulare o attraverso altri strumenti connessi in rete (come social network e posta elettronica) è molto diffuso tra gli adolescenti.
  • STALKING – Il termine stalking viene utilizzato con varie accezioni ma generalmente indica l’adozione di atti persecutori ripetuti (ad esempio tramite sms, telefonate o forme di pedinamento) nei confronti di qualcuno. In rete, tali attività moleste e intrusioni nella vita privata possono essere condotte con e-mail o altri tipi di “messaggi istantanei” oppure scambi indesiderati sui social network.
  • TAGGARE – Attribuire una “etichetta virtuale” (tag) a un file o a una parte di file (testo, audio, video, immagine). Più spesso, sui social network, si dice che “sei stato taggato” quando qualcuno ha attribuito il tuo nome/cognome a un volto presente in una foto messa on-line. Di conseguenza, se qualcuno cerca il tuo nome, appare la foto indicata.
  • TROLLING – Definisce il comportamento di chi agisce on-line come un “troll”, provocando, insultando, aggredendo, pubblicando commenti negativi nei confronti di altri utenti della comunità virtuale.

 

Memoria

Esiste una grande incomprensione fra gli utilizzatori del digitale per cui l’informazione digitale si conserva facilmente.

Niente di più sbagliato concettualmente perché è viceversa vero che l’informazione digitale si riproduce molto facilmente e grazie a questa sua capacità di riproducibilità è molto probabile che nel breve e medio termine riesca a conservarsi facilmente (discorso diverso sul lungo periodo intendendo per lungo periodo a distanza di qualche generazione…). Ciò detto i nostri pargoli ovvero i nativi digitali spesso sottovalutano questa capacità di riproduzione dell’informazione dimostrando un’errata consapevolezza tecnica che può portare facilmente a qualche dispiacere per sé o per gli altri: anche in questo caso un paio di esempi.

Snapchat è un servizio diffusissimo fra gli adolescenti perché promette la scomparsa dell’informazione condivisa (anche foto e video) inducendo molti giovanissimi a scambiarsi segreti e confidenze e magari anche immagini azzardate: niente di più sbagliato in quanto non è dato sapere con certezza l’utilizzo di questa materiale sui server di SnapChat ed anche a livello di utenza finale esistono miriadi di sistemi (a cominciare dalla semplice funzione di acquisizione screenshot dello smartphone) di replicare e quindi ri-condividere informazioni magari sconvenienti.

!Social Recruiting è il nuovo modo che hanno le aziende per verificare in ambito social le competenze e le attitudini dichiarate sui curriculum vitae dai candidati ad un colloquio di lavoro: costruire negli anni un’immagine di sé di un certo tipo e magari non consona al tipo di lavoro a cui si ambisce può essere un bel harakiri difficilmente rimediabile per i nostri giovani in cerca di lavoro.

Falso anonimato e responsabilità

L’anonimato in Rete è una condizione che si può tentare di raggiungere con alcuni accorgimenti tecnici di non facile applicazione ma in ogni caso è ingenuo considerarsi con sicurezza assoluta anonimi, viceversa bisognerebbe prendere coscienza civile prima che tecnica delle conseguenze delle nostre azioni.

navigazione-incognito

Anche la cosiddetta !navigazione in incognito – come viene definita dal browser più diffuso fra i giovani ovvero Chrome – NON garantisce in nessuna maniera l’anonimato ma viceversa consente una navigazione anonima ma nel senso che tiene in minor conto delle mie caratteristiche personali di utente finale del Web per approcciarsi ed usufruire dell’informazione . Può risultare utile, ad esempio, nel caso in cui sto utilizzando un computer di un’altra persona (comunque fidata…) grazie al quale controllare la mia WebMail e stare così attento di non registrare sul browser che sto utilizzando i dati identificativi e di accesso della mia posta privata!

Tutta questione di consapevolezza? Ecco appunto… 😉

Enrico Bisenzi relatore al convegno Il Bullismo si fa digitale? del 30 aprile 2016 in Sesto Fiorentino (FI)