Pubblicati i primi undici provvedimenti “in merito alle segnalazioni presentate da cittadini dopo il mancato accoglimento da parte di Google delle loro richieste di deindicizzare pagine presenti sul web che riportavano dati personali ritenuti non più di interesse pubblico.

In sette dei nove casi il Garante ha ritenuto “prevalente l’aspetto dell’interesse pubblico ad accedere alle informazioni tramite motori di ricerca, sulla base del fatto che le vicende processuali sono risultate essere troppo recenti e non ancora espletati tutti i gradi di giudizio.”

In un caso l’Autorità ha accolto la richiesta dei segnalanti  “perché nei documenti pubblicati su un sito erano presenti numerose informazioni eccedenti, riferite anche a persone estranee alla vicenda giudiziaria narrata.”

In un altro caso la notizia pubblicata era inserita in un contesto “idoneo a ledere la sfera privata della persona” (abitudini sessuali riferite a una determinata persona identificata o identificabile) e quindi l’Autorità ha prescritto a Google di deindicizzare le url segnalate.