Bisogna al più presto colmare un gap culturale fra i nativi digitali altrimenti l’impatto dell’Internet delle cose sulla loro reputazione sarà devastante.

Un lotto di centomila fotografie di minorenni in pose intime stanno circolando in Rete (ma chi lo sta facendo deve essere pronto ad assumersi la responsabilità del reato di diffusione di immagini pedopornografiche) perchè i giovanissimi credono ai falsi miti della comunicazione digitale e utilizzandola in maniera non consapevole stanno causando veri e propri disatri alla loro reputazione online. L’ultimo clamoroso caso deriva dall’utilizzo di un’app che sfrutta il servizio di SnapChat che promette illusoriamente di diffondere immagini volatili ovvero che si cancellano automaticamente dopo poco tempo: eppure un corso di Media Education basilare potrebbe facilmente spiegare e dimostrare come l’informazione digitale non è certo eterna ma è fatta apposta per poter essere riprodotta e diffusa a dismisura con la massima facilità e dunque si dovrebbe diffidare di questa tipologia di servizi.

Se a tutto ciò ci aggiungete la nascita di sempre più servizi di questo tipo come quello appena sfornato in casa Microsoft, Skype Qik che permette di girare video di 42 secondi e di inviarli agli amici della lista dei contatti con l’immancabile promessa: “il video messaggio scompare dopo due settimane” lo scenario si fa preoccupante per l’immagine dei giovanissimi online…

Come difendere la Net Reputation dei tantissimi #BimbiMinkia che utilizzano l’Internet di adesso con così ignorante disinvoltura un domani che si troveranno immersi nell’Internet delle cose ovvero in una infosfera alimentata da dispositivi connessi ai loro stessi abiti, occhiali e quant’altro indossano od entrano a contatto?